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22/02/12

L'ansia da prestazione: una brutta bestia!

Tranquilli, non voglio raccontarvi delle mie peripezie sessuali (al momento praticamente nulle), bensì di quei momenti in cui il tuo cervello si chiude, innalza delle barriere impenetrabili e anche pronunciare il proprio nome diventa uno sforzo mnemonico sovrumano.
Che sia per un esame, un discorso in pubblico, una dichiarazione d'amore o la classica poesia di Natale in piedi sulla sedia, le meccaniche del cervello resteranno sempre misteriose (per lo meno a me!):sei pronto, sai tutto o quasi, ti ricordi i tempi, le espressioni, le intonazioni da tenere, i gesti da compiere, ma quando arriva il momento di "vuotare il sacco".....PUFF!
Le parole si confondono, il nervosismo sale, provi a ritrovare il filo, ma ti sembra di provare a ricordare un sogno, coi ricordi che svaniscono mentre provi ad afferrarli e quell'imbarazzante momento in cui provi a temporeggiare o, come diciamo a Roma a "buttàjela 'n caciara" aspettando che dalla buca spunti un suggeritore che ci salvi dai balbettii scomposti o dalle risposte completamente fuori tema.
Secondo Ricardo, la rendita...
Stamattina, come vi avevo anticipato l'ultima volta, ho sostenuto l'esame di Estimo Urbano (con un giorno di ritardo). All'inizio tutto bene, l'argomento a piacere è scelto ad hoc per guidare la conversazione sugli argomenti in cui sono più preparato e il professore segue docile i miei ragionamenti, facendomi le domande giuste al momento giusto. Con un piano così ben congegnato, l'unico fattore di rischio è il coglione che deve solo ripetere quello che sa...
Ed è proprio a questo punto che il sottoscritto sbaglia ingenuamente una data, si corregge e continua a parlare. Il prof. allora cambia discorso per sminuire l'errore, e mi chiede la composizione dei capitolati d'appalto, definizione semplice ma che implica l'elencazione di tutti i punti che li compongono, e le modalità di redazione e gestione. Mi dimentico un paio di punti, prontamente ricordati dal prof. che a questo punto vuole sapere fino a che punto sia nervosismo piuttosto che ignoranza della materia. Mi innervosisco ancora perché avevo appena ripassato tutto, quindi avrei dovuto saperle a menadito, ma il mio cervello non era d'accordo. Il prof. allora comincia a fare domande random, cercando di lanciarmi un salvagente che non riesco ad afferrare.
Nonostante la defaiance, il professore è disposto a promuovermi perché "si vede che hai studiato, ma i nervi giocano brutti scherzi", ma mi ricorda che per fare la tesi con lui il voto del suo esame dovrebbe essere più alto e mi consiglia di tornare la prossima volta. 
Con le pive nel sacco me ne ritorno mestamente a casa, senza poter sostenere domani l'esame di Storia Moderna perché ho dedicato troppo tempo a questo esame...

E come direbbe un mio amico: "Tranquillo, me succedeva sempre pure a me quando ero stupido!"

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