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12/06/12

Aridateme quell'ora e mezza de vita!

Era il 24 Giugno del 2011, quando nei cinema italiani esordì un film che suscitò il mio interesse per lo stile "mala romana" lanciato qualche anno prima dal fenomeno Romanzo Criminale: "Cinque".
Siccome questo film non merita nemmeno che vi racconti la trama (quale poi?), vi rimando alla scheda ufficiale di MyMovies.
Dall'alto della mia ignoranza in materia, cercherò di sintetizzare in vari punti gli aspetti che mi hanno colpito di questo film.
Sceneggiatura:
Più che una sceneggiatura penso si debba parlare di soggetto, perché la trama è così inconsistente che sembra un esercizio di improvvisazione.
La storia di 5 ragazzi che stringono amicizia in riformatorio, un legame di sangue tra di loro che li accompagna per tutta la vita. La possibilità di "svoltare" col colpo della vita e le conseguenze che seguono. Come soggetto non è male, ma va approfondito, no? E invece no, questo è quanto, e sembra anche più interessante del girato!
Il film comincia con un pippone numerologico sul numero 5, che compare spesso nel film, che sembra un servizio di Voyager. C'è il riformatorio, che li ha segnati per la vita, liquidato in pochi minuti. Vivono di espedienti, o almeno penso, perché di malavita non si vede traccia se non per 2 finti zingari che spacciano e un troione che fa la capofamiglia russa. Fanno il colpo da 5 (ma va) milioni di euro ma continuano a vestisse de merda, a girà con una Twingo scassata e annà a troie con la scabbia. Arrivano a Barcellona e in una nottata agganciano uno che riesce a fa girà bamba che manco Escobar e iniziano a spacciare a Roma indisturbati, c'è un locale dove girano zoccole, bamba, eroina e tutto il corollario ma in tutto il film non si vede una guardia nemmeno quando stanno al riformatorio, tant'è che in 5 pistano un inserviente, girando liberi per i locali del riformatorio e nessuno s'accorge di niente, c'è un Hacker a cui serve UNA SETTIMANA per aprire una valigetta con un chip, quando un frullino avrebbe risolto il problema in 5 minuti! L'avessero spacciato per una commedia demenziale vabbè, ma classificarlo come thriller drammatico e UNA PRESA PER IL CULO
I Personaggi:
Mi rifiuto di chiamarli attori, perché i personaggi della storia sono degli abbozzi senza personalità e spessore, con delle peculiarità che andrebbero bene se fosse un film grottesco e i personaggi delle caricature.
Matteo Branciamore è Manolo, sempre fatto, su di giri che smascella tutto il tempo e cerca di citare "il Libanese" quando ha la bella idea di sfidare la mafia russa. La sua interpretazione sembra un Marco dei Cesaroni mandato avanti veloce e alzando il volume.
Stefano Sammarco è Gianni, la mente del gruppo. Attacca pipponi esistenziali sui rimorsi dell'essere un cattivo padre, ammazza il già lento ritmo del film.
Christian Marazziti è Luigi, inutile come un culo sul gomito, stupido come le merde, che non si accorge che la sorella si fa schiacciare dall'amico Fabrizio. Muore come un coglione e innesca "la vendetta" che pare l'armata Brancaleone con le pezze al culo!
Alessandro Tersigni (ex GF) è Fabrizio, il playboy del Quarticciolo che si bomba la sorella di Luigi, è tutto un "daje, famolo" senza poi fare un cazzo, fa il bello che non balla, ma in compenso muore da vero coglione.
Alessandro Borghi è Emiliano, verginello impedito con le donne, mammone come tutti i malavitosi romani del cinema. Borghi non sa nemmeno dove si trova per tutto il film, ha una faccia ebete, dice 4 battute (pure male) e fa l'autista del gruppo, oltre a essere preso per il culo per tutto il film.
Se i protagonisti sono cani rabbiosi, i comprimari sono una rara selezione di fenomeni da baraccone fuori ruolo e imbarazzanti. Fossi nei loro panni, sul curriculum questa esperienza la ometterei.
Partirei con Giorgia Wurth che, guarda caso, fa la mignotta. Va bene che le viene naturale (è davvero credibile), ma sa fare altro, è bellissima e certe cose se le potrebbe risparmiare davvero!
Giada de Blanck, si avete letto bene, che fa la lap dancer Irina, con un accento che manco Caterina Guzzanti quando faceva Biondic all'Ottavo Nano! Però devo dire che c'ha un fisichetto niente male!
Poi c'è Francesco Arca, che fa l'inserviente russo che abusa dei ragazzi in riformatorio (Emiliano l'ha provato) e che viene pestato a morte, per poi tornare in un fantastico colpo di scena finale come uno degli scagnozzi del troione della mafia russa! Claudia Zanella fa un troione strafatto che si intravede 2 volte nel locale del "cinese" Rolando Ravello pelato con dei baffi posticci come il maestro di Kung Fu Panda, mentre è Francesco Venditti che con un paio di "hola", "me gusta"e "amigos" dovrebbe passare per un trafficante catalano!! Angelo Orlando è l'hacker che pare un frate cappuccino con la chierica, mentre Massimo Bonetti, di cui avevo un minimo di considerazione, fa il finto zingaro che tradisce i 5.
Come avete letto i comprimari sono più interessanti dei protagonisti, ma non ovviamente per i meriti cinematografici!
La Regia:
Che dire di Francesco Maria Dominedò? Boh! Dialoghi sconnessi, inquadrature palesemente fuori controllo: c'è una scena tra Emiliano e Fabrizio che parlano della paura di affrontare i russi che potrebbe essere forte, ma viene rovinata da un operatore che sembra inseguire una mosca per tutta la scena, e non con un mosso di tensione, proprio senza logica! I protagonisti parlano nello strip club e l'inquadratura è sulla de Blanck che sculetta, impallata però da una specie di vaso sfocato in primo piano... almeno un culo! Inquadrature perennemente strette, che decontestualizzano i dilaoghi sul quartiere, sui trascorsi dei protagonisti, che inspiegabilmente si spalancano su spianate di erba secca o sulla vista di Roma, fuori fuoco, quando sono sui tetti dei palazzi. Roma o Baghdad sarebbe stato lo stesso, tanto non si riesce a inquadrare nemmeno il contesto del Quarticciolo, che ho scoperto dalle recensioni... Persino in Nessuno mi può giudicare il quartiere è più valorizzato! I dialoghi di Gianni poi sono davvero inutili, inconcludenti e fuorvianti: Ha appena detto a Manolo che la rapina è pericolosa, è 'na cazzata e non si può fare, chiuso. Si gira, va dalla moglie che gli racconta che le hanno respinto il prestito per le cure della figlia (da quando le banche prestano soldi per le cure mediche?) e torna da Manolo per dirgli che devono fare il colpo. Ma perché, fino a 2 minuti prima tu fija non lo sapevi che c'aveva una malattia costosa da curare? Boh... C'è una scena davvero deprimente: ci sono i 5 alristorante, con mogli, fidanzate, sorelle e altri invitati. La sala è enorme, ma ci sono solo 2 tavoli con in tutto 15-20 persone e il resto è vuoto (vabbè l'hanno riservata), senza nemmeno i tavoli, brindano non si sa a cosa, con spumante col tappo di plastica tipo romanella, Gianni si alza, fa un discorso alla moglie e iniziano a ballare sulle note di Bambola, boh...
Insomma: attori fuori controllo (Branciamore su tutti), movimenti di macchina del tutto fuori contesto, regia che non si vede non perché ben fatta, bensì perché assente.
Nemmeno René Ferretti in "Gli occhi del cuore"con Corinna e Stanis avrebbe fatto peggio.
La Fotografia:
Questo è il campo in cui ho meno competenza, perché se la regia e i personaggi possono essere valutati anche soggettivamente, la fotografia è oggettiva, è quello che rende credibile un ambiente. Con questa premessa posso dire che le riprese esterne mi sono sembrate fin troppo uniformi, piatte e prive di profondità: impossibile dire in quale momento della giornata siano girate le scene, i palazzi sembrano distanti kilometri, perché non si fanno mai ombra tra loro, come se il quarticciolo fosse il Circo Massimo, nessun taglio o chiaroscuro che sottolineino gli stati di tensione o pathos (semmai ci fosse) di alcune scene, con una tendenza costante alla dominante gialla che, se va bene per Quarticciolo (anche se qualcuno poteva stendere almeno un asciugamani rosso o di qualsiasi colore a contrasto), stona quando diventa anche il colore predominante di un campo rom, che dovrebbe più somigliare ad un'esplosione di caos e colore, no?
Quando siamo al chiuso il lavoro è facile: giorno, notte o pomeriggio non ha importanza, tanto in uno strip club le finestre non ci sono, ma viene tutto illuminato con luci ambra su arredamenti neri, mentre nei loro covi c'è al massimo un taglio di luce sempre con la stessa inclinazione dalla stessa finestra. Addirittura nella scena del riformatorio, quando sono in 5 in una cella, anche il letto inferiore del castello è praticamente in luce, mentre le pareti hanno la stessa tonalità, che sia opposta alla finestra o meno, come se ci fosse un lampadario in cristallo boemo a gocce!
Quindi boh, Duccio Patanè avrebbe fatto di meglio con l'aiuto di Biascica.


In conclusione, un film con troppe pretese, che scimmiotta il genere rilanciato da Placido con Romanzo Criminale senza nemmeno riuscirci con ironia. Senza trama, diretto allacazzodicane e affidato a protagonisti e non che a loro volta risultano dei personaggi che giocano a fare gli attori, senza riuscire a dare ritmo, emozione o almeno credibilità ad un soggetto mal sviluppato.
Rivoglio l'ora e mezza che ho perso a guardarlo, mentre gli abbono il tempo per questo sfogo!

Vi lascio con qualche foto dei personaggi e il video del trailer (occhio al punto "a regà, sossordi!")
 

Una indimenticabile Giada de Blanck e la solita Giorgia Wurth versione zoccola

La mitica scena del salone vuoto e il ballo sulle note di Bambola
In tutto il loro splendore
Last, but not least, la copertina della loro pagina Facebook. Non chietetemi il link, trovatevelo!


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